Filigrana scudo di Savoia

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La filigrana "Scudo di Savoia" è un particolare tipo di filigrana utilizzata durante il regno d'Italia soprattutto per le marche da bollo.

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La filigrana "Scudo di Savoja" vista in trasparenza
La marca per i biglietti di ricognizione postale del 1° gennaio 1874

La filigrana "Scudo di Savoja" non nasce per i francobolli; essa venne approntata in Inghilterra nel 1863 per la carta destinata alla stampa delle marche da bollo da parte della Thomas De La Rue & C. di Londra ed il ballerino per approntarla venne realizzato da H.W. Smith.

Erano stati predisposti due tipi di filigrana: con le lettere "VE" (iniziali di Vittorio Emanuele, in analogia con la filigrana "VR" , Victoria Regina, usata per quelle inglesi) adoperata per le marche oblunghe per cambiali (emesse il 1° gennaio 1864), e quella con il disegno dello scudo sabaudo per le sei marche da bollo a tassa fissa, emesse il 1° settembre 1863.

Questa filigrana con lo scudo Savoia continuò ad essere usata per un certo tempo per il confezionamento della carta destinata alla stampa delle marche fiscali.

Per una serie di circostanze venne usata anche per la stampa di alcuni francobolli della Repubblica di San Marino.

Un libretto di ricognizione postale usato: dei dieci biglietti resta solo la "madre" e metà della marca che era applicata a cavallo di ciascun biglietto

Esistono due valori postali italiani (uno emesso e l'altro approntato ma mai emesso) stampati con tale tipo di filigrana.

Con la legge 23 giugno 1873 n. 1442 era stato introdotto un sistema di riconoscimento dell'utente postale che doveva accedere a determinati servizi per i quali era necessario avere la certezza dell'identità della persona.

Si trattava di un libretto intestato nominativamente all'utente che lo sottoscriveva al momento del rilascio alla presenza dei funzionari competenti che lo controfirmavano dopo che essi ne avevano accertato l'identità (si trattava del Direttore, del Cassiere e del Controllore provinciali delle Poste).

Il libretto era composta di dieci biglietti composti ciascuno da due sezioni, "madre" e "figlia".

Il titolare doveva apporre la propria firma, uguale a quella autenticata sul libretto, sia sulla "madre" che sulla "figlia". L'impiegato quindi per espletare l'operazione postale ritirava la "figlia". Per il semplice ritiro di corrispondenza in "fermo posta" non occorreva il distacco di un biglietto, ma solo l'esibizione del libretto.

Le operazioni per le quali era richiesto il distacco della "figlia" erano indicate sui dieci biglietti che componevano il libretto: «Mediante consegna del presente biglietto, gli uffizi di posta rimetteranno al latore di esso qualunque oggetto raccomandato ed assicurato, o pagheranno qualsiasi vaglia diretto al titolare del libretto qualora la firma di esso apposta sulla matrice del foglietto e a tergo del medesimo sia perfettamente eguale a quella certificata dalla Direzione che ha rilasciato il libretto

Uno dei dieci biglietti contenuti in un libretto di ricognizione postale, non utilizzato. L'apposita marca era apposta a cavallo tra "madre" e "figlia"

Il costo del libretto completo dei dieci biglietti era di una lira. L'importo veniva riscosso apponendo un'apposita marca da 10 centesimi su ciascun foglietto (quindi 10 marche x 10 centesimi = 1 lira).

Queste marche erano state istituite con R. Decreto n. 1572, 2ª serie, del 9 settembre 1873.

Il sistema venne introdotto il 1° gennaio 1874 e restò in vigore fino al 31 luglio 1889, fino a quando l'indomani 1° agosto 1889 i libretti di ricognizione postale furono sostituiti da libretti con fotografia ed il costo venne assolto con segnatasse oppure francobolli.

Ovviamente in questa sede il nostro interesse è per la marca che veniva impiegata su questi libretti, ed in particolare per la filigrana: la filigrana "Scudo di Savoja" che era stata approntata, come detto sopra, per le marche fiscali.

In generale tutti i cataloghi di francobolli segnalano questa marca, cosa che non fanno invece per tutte le altre marche da bollo.

Noi siamo abituati a considerare francobolli tutte le marche che servono a rendere franco (affrancare) un oggetto di corrispondenza; tuttavia è da notare che esistono altre marche emesse non per l'affrancatura, ma per pagare un servizio fornito dalle Poste.

Non si può negare che si tratti comunque di una carta valore postale.

Forse è da ricercare in questa sua particolarità il fatto che questa marca venne stampata su una carta altrimenti destinata alle marche fiscali. Ma forse esiste anche un altro motivo, molto più banale. Il formato di questa marca è maggiore di quello dei normali francobolli allora in uso. Non si sarebbero potuti stampare sulla carta con la filigrana corona in quanto le coroncine non sarebbero coincise con ogni vignetta. A quel tempo si badava a questi particolari.

Ed anche per questo si ricorse ad un'altra carta filigranata disponibile presso l'Officina Carte Valori: non quella con le lettere "VE" (progettata per le marche oblunghe per cambiali), ma quella con lo "Scudo di Savoja" che si adattava al particolare formato della marca di ricognizione postale, uguale alle marche da bollo di De La Rue.

Nel 1893 verrà ripresa questa carta con la filigrana scudo per approntare i saggi del francobollo che doveva ricordare le nozze d'argento del Re Umberto I con Margherita di Savoia, francobollo che, seppure in fase avanzata di preparazione, non arrivò all'emissione.

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Questa filigrana si ritrova anche su alcuni francobolli della repubblica di San Marino, serie del 30 settembre 1894 per l'inaugurazione del Palazzo del Consiglio Principe e Sovrano (Palazzo del Governo).

È sicuramente curioso trovare sulla filigrana dei francobolli di una repubblica lo stemma di una casa regnante straniera.

In questo caso entrava in gioco sì il formato più grande dei francobolli sammarinesi, ma anche un aspetto di controllo. Infatti la Repubblica del Titano voleva un'emissione di grande prestigio, per l'importanza della celebrazione. Una serie di fattori portò a realizzare i francobolli in litografia, tecnica per la quale l'Officina Carte Valori non era attrezzata. Fu necessario quindi appaltarne la realizzazione allo stabilimento Grand Didier & Bruno di Torino e per avere il controllo sulla tiratura fu fornita questa carta filigranata, che aveva un minor uso e circolazione.

Articolo scritto da Giandri, tratto da http://home.giandri.altervista.org/giandri_0211_Filigrana_Indice.html