Filigrana corona
Tipo di filigrana usato durante il periodo del regno d'Italia.
Storia
L'idea di stampare i francobolli su carta filigranata si concretizza nel regno d'Italia all'epoca dell'emissione De La Rue, una emissione totalmente nuova: prima si continuavano ad usare i francobolli del Regno di Sardegna che furono anche modificati per le nuove province napoletane per adattarli, soprattutto nell'espressione della moneta, ad essere impiegati in quei territori.
Fu quindi con l'emissione De La Rue che si volle creare una serie di francobolli totalmente nuova, che potesse degnamente rappresentare il nuovo stato sovrano che si era costituito.
I francobolli furono concepiti con il meglio disponibile in fatto di tecnologia e di sicurezza per evitare contraffazioni: tanto è vero che, non trovandosi in Italia tali risorse, questi francobolli nacquero in Inghilterra, dove avevano visto la luce i primi francobolli al mondo.
Fu logico che la prima (ma non l'unica) misura di sicurezza cui si pensasse sia stata l'uso della carta filigranata che già veniva impiegata per le marche da bollo e le marche per cambiali, giusto il decreto n. 950 del 2 novembre 1862 che prescriveva «...una filigrana formata in modo che ogni marca porti un'identica impronta, e che la riunione di queste formi in ciascun foglio un disegno generale complessivo».
In realtà si era parlato di filigrana anche prima. Nel contratto del 12 luglio 1862 tra il Ministero delle Finanze ed il conte Ambjörn Sparre per una quinquennale fornitura di francobolli veniva pattuito un prezzo di lire 1,30 per mille per francobolli stampati «su carta filigranata».
Da una lettera che Costantino Perazzi, uomo di fiducia di Quintino Sella, scrive allo stesso Sella il 29 settembre 1862 veniamo a sapere che il conte Sparre già si era attivato in tal senso: «Per martedì venturo avrò la filigrana per i francobolli, e meco la porterò a Torino, e quindi a Genova per ordinare colà la fabbricazione della carta.».
Il Perrazzi infatti aveva approfittato di una sua missione a Londra per passare per Parigi a visitare il laboratorio dello Sparre.
Al suo ritorno da Londra sarebbe ripassato per Parigi per prendere la filigrana: «Intanto che Sparre conduce a termine le filigrane etc., che porterò a Torino», «Lunedì sarò di ritorno a Parigi, e Martedì o Mercoledì a Torino».
Ed effettivamente i pochi esemplari del 15 centesimi che lo Sparre riuscì a stampare sono su carta filigranata con un piccolo scudo di Savoia.
Poi sappiamo come andarono a finire le cose con il conte Sparre: il contratto fu rescisso per inadempimento e la fornitura passa, con miglior fortuna, a dei professionisti quali erano gli uomini della Thomas De La Rue & C. di Londra.
Nello schema di contratto del 31 marzo 1863 con la De La Rue troviamo cenno alla filigrana: la carta filigranata avrebbe avuto un disegno diverso da quelli usato per i fiscali che avevano lo scudo di Savoia per le marche da bollo "quadrate" e le lettere V. E. (per Vittorio Emanuele) per le marche "oblunghe" per cambiali. Nella relazione allegata che porta la stessa data troviamo uno schizzo della "corona di Savoja" ed anche la precisazione che tutto attorno al foglio ci sarebbe stata la scritta, in filigrana, "POSTE ITALIANE - BARBAVARA DIRETTORE GENERALE DELLE POSTE - FRANCOBOLLI".
Se non ci furono obiezioni sul disegno, ce ne furono, giustamente, a proposito della scritta, evidentemente troppo personalizzata e che avrebbe anche costretto a continui cambiamenti. Pochi giorni dopo, il 4 aprile 1863, il direttore generale del Demanio e delle Tasse, Sacchi, propose di sostituirla con "MINISTERO DELLE FINANZE".
Fu realizzato a Londra da H.W. Smith un "ballerino" riportante 4 gruppi di cento coroncine ciascuno, disposte in modo che ad ogni corona corrispondesse, una volta stampato, un francobollo.
H.W. Smith aveva già preparato la filigrana per le marche da bollo. Ma la sua abilità derivava dall'aver inventato assieme a Brewer il sistema della fabbricazione delle filigrane per le banconote della Banca d'Inghilterra.
Con questo ballerino vennero fabbricati dalla cartiera Turkey Mills di Maidston anche alcuni fogli di prova in carta a mano, che vennero spediti a Torino, ma la filigrana non fu giudicata accettabile.
Il nuovo "ballerino" ripeteva la stessa impostazione del precedente, ma il disegno delle coroncine era stato rifatto.
Questo disegno verrà impiegato per tutto il periodo della monarchia.
Carta in fogli
Se la prima carta (e dunque la prima filigrana) fu prodotta in Inghilterra, successivamente venne prodotta in Italia, a partire dalla fine del 1865, inizialmente con lo stesso "ballerino" costruito in Inghilterra che era stato fatto pervenire in Italia.
I primi fabbricanti italiani della carta filigranata corona furono i fratelli Avondo, dell'omonima ditta di Seravalle Sesia.
Negli ottant'anni durante i quali la carta fu prodotta con questa filigrana, cambiarono le cartiere dei fornitori. Tra le altre: la Cartiera Favini di Maslianico, la Cartiera Pietro Miliani di Fabriano, la Cartiera Italiana di Serravalle Sesia.
Naturalmente cambiarono anche i "ballerini", le corone rimasero al loro posto ma cambiarono altri particolari: verso il 1895 il ministero che comparì in filigrana sui bordi del foglio fu quello del Tesoro. Nel 1924 tornò ad essere quello delle Finanze; i primi francobolli ordinari con la nuova dicitura furono, nel novembre 1925, il 10 cent. tipo Leoni ed il 20 cent. Michetti verde. A titolo di curiosità: le prime provviste avevano la "Z" in filigrana di "FINANZE" capovolta!
Sui bordi, o in altre aree marginali del foglio, possono comparire altri "segni" in filigrana: in alto a destra della scritta "FRANCO BOLLI POSTALI" si possono trovare le sigle delle ditte produttrici della carta, ad esempio "CI" per Cartiera Italiana, "PMF", "PMF 1", "PMF 2" per Pietro Miliani Fabriano, dove la presenza del numero dopo la sigla poteva indicare il numero della forma. A volte, sempre a destra, poteva esserci un simbolo, quale una stella a cinque punte o altri, meno facilmente identificabili, come una specie di "funghetto".
Anche a sinistra di "FRANCO BOLLI POSTALI" può comparire un numero isolato, anche questo probabilmente ad indicare la forma che imprimeva la filigrana.
Sui lati "lunghi" (verticali) del foglio, prima e dopo la scritta "MINISTERO DEL TESORO", si può trovare una piccola corona, sui fogli che non recano il tappeto di coroncine.
Un altro elemento grafico che si ritrova sul foglio è la "crocetta": si tratta di piccole croci in filigrana poste nell'interspazio che divide i due gruppi superiori di 100 coroncine dai due gruppi inferiori.
Le croci non hanno trovato una collocazione stabile: possono essere 4 ma anche 6; in questo secondo caso la prima e la sesta crocetta si trovano tra le lettere "E" e "L" della parola "DEL" facente parte della scritta "MINISTERO DEL TESORO".
In genere queste crocette si allargano alle estremità dei quattro bracci: le misure delle crocette poste all'interno dell'interspazio sono di circa 8 millimetri in orizzontale e 9 millimetri in altezza. In caso di sei crocette, quelle esterne, cioè la prima a la sesta, sono schiacciate in altezza, essendo inserite tra le lettere "E" e "L": in altezza misurano solo circa 5 millimetri.
Tuttavia queste misure cambiano quando cambia la dicitura marginale che passa da "MINISTERO DEL TESORO" a "MINISTERO DELLE FINANZE": le croci diventano allungate ed in verticale misurano circa 12 millimetri. Le eventuali due croci esterne (nel caso di sei crocette) sono al di fuori della scritta "MINISTERO DELLE FINANZE" e talmente sul bordo che forse non sono neppure delle croci complete.
Non erano queste le uniche crocette in filigrana presenti nel foglio: dovevano essercene delle altre, che talvolta si notano sui bordi del foglio superiori o inferiori: la loro funzione, pur non essendo mai stata dichiarata, presumibilmente era quella di "crocette di taglio", o di guida, nella rifilatura del foglio prima della stampa. Naturalmente non veniva tagliato un foglio alla volta, ma intere risme, e così capitava che se il taglio era preciso sul foglio superiore, quelli sottostanti, fino agli ultimi, potevano presentare spostamenti di taglio anche significativi.
Carta in bobine
Un altro cambiamento di filigrana avvenne nel 1928. L'Officina Carte Valori si era trasferita da Torino a Roma (assumerà il nuovo nome di Istituto Poligrafico dello Stato il 1° luglio 1929) , quando arrivarono in piazza Verdi alla fine di quell'anno due nuove macchine da stampa, le "Goebel" bicolori per la stampa in rotocalco.
Queste macchine venivano alimentate non da fogli separati, ma da bobine di carta. Per realizzare la filigrana per la carta in bobina, si dovettero prendere alcuni accorgimenti, lasciando immutati il disegno e la disposizione delle corone.
Si dovette rinunciare alle scritte in testa del foglio (in alto ed in basso). Data la larghezza delle bobine, le coroncine diventarono 40 (anziché 20) su ogni fila per coprire la larghezza della bobina e gli interspazi di gruppo diventarono tre. In questo modo la larghezza della bobina comprendeva 4 gruppi di corone impresse in continuo, senza soluzione di continuità.
Di fatto la bobina veniva tagliata a metà prima dell'uso, per avere la larghezza compatibile con le macchine da stampa.
Le scritte che riempivano gli interspazi comprendevano la dicitura "POSTE ITALIANE" in doppia fila, testa contro testa (e naturalmente in una unica fila con la base rivolta al centro del foglio ai bordi del nastro di carta della bobina).
Caratteri della filigrana sulla carta in fogli, stretti e alti:
Caratteri della filigrana sulla carta in bobina, bassi e allungati:
Questa disposizione delle corone nel foglio aveva un senso con le prime emissioni di francobolli: le coroncine erano distanziate in modo che ne cadesse una al centro di ogni francobollo. Cosa che ritroviamo solo con i francobolli di piccolo formato. Con il passare del tempo furono adottati altri formati per i francobolli: come il formato "doppio" per gli espressi (che quindi avevano due coroncine per ogni esemplare) ed altri formati speciali nei quali la distanza fra le coroncine non si adattava al formato del francobollo: in questi ultimi casi troviamo più coroncine o più frammenti di coroncine o solo frammenti di coroncine, come nel formato dei pacchi postali in due sezioni.
Posizioni
La corona della filigrana può presentarsi con la base parallela ai lati orizzontali del francobollo, oppure parallela ai lati verticali.
Quindi quattro erano le posizioni che poteva assumere la filigrana sul francobollo.
Nello schema sopra riprodotto prendiamo in considerazione dei francobolli di formato "piccolo" (tipo "Imperiale").
Da sinistra a destra, abbiamo:
- la corona dritta, che in linea di massima può definirsi normale;
- la corona capovolta, che il più delle volte è da considerare varietà;
- la corona rivolta a destra, che si può definire normale per i francobolli di piccolo formato orizzontale;
- la corona rivolta a sinistra, che il più delle volte costituisce una varietà.
Nei francobolli di formato "doppio" (tipo "espressi"), se il francobollo ha la vignetta in orizzontale, la filigrana normale è quella dritta, se la vignetta è verticale la filigrana normale è rivolta a destra. In questo formato naturalmente le coroncine sono due.
Abbiamo precisato che questo avviene in linea di massima, perché esistono delle intere tirature dove la filigrana è disposta in modo anomalo.
A titolo d'esempio, limitandoci ai francobolli commemorativi, la filigrana capovolta può considerarsi normale per tre dei quattro valori della serie XVII Fiera di Milano del 1936 (cent. 20, cent. 50 e L. 1,25), per il 10 cent. ed il L. 2,55+1 del Bimillenario di Orazio del 1936 e per il L. 5+3 delle Colonie estive del 1937.
Allo stesso modo la coroncina rivolta a sinistra può considerarsi normale per il 20 cent. dell'Accademia di Livorno del 1931 e per il 10 cent. delle Colonie estive (1937); inoltre per i seguenti francobolli di posta aerea: Garibaldi del 1932 (80 cent.), per l'intera serie Zeppelin del 1933, Proclamazione dell'Impero del 1938 (L. 2, 3 e 5).
Per i dettagli rimandiamo ai cataloghi specializzati che riportano tutte le varietà di filigrana conosciute per le varie emissioni.
Per concludere, è da osservare che in tutti gli anni durante i quali fu in servizio la filigrana corona, furono costruiti svariati e diversi "ballerini" per la sua fabbricazione, mantenendo lo stesso disegno che, però, ha subito piccole variazioni. Non esistono, tuttavia, molti studi in merito a queste variazioni.
Articolo scritto da Giandri, tratto da http://home.giandri.altervista.org/giandri_0211_Filigrana_Indice.html