Esperimento di posta aerea del 1917
L'esperimento di posta aerea del 1917 fu il primo tentativo di trasporto postale via aerea ad utilizzare un francobollo apposito.
In precedenza erano state fatte altre prove di trasporto aereo ma senza allestire emissioni specifiche; al più erano state create vignette erinnofile per ricordare l'evento.
Il francobollo
Il francobollo allestito per l'evento è il primo esemplare di posta aerea al mondo; fu ottenuto sovrastampando il primo espresso d'Italia, da 25 c., con la dicitura "ESPERIMENTO POSTA AEREA MAGGIO 1917 TORINO - ROMA - ROMA - TORINO" in nero e su tre linee. Tale iscrizione era dipinta anche sul velivolo utilizzato per il trasporto.
Il francobollo fu venduto a partire dal 20 maggio 1917 soltanto negli uffici postali di Roma e Torino (le due tappe del viaggio) dove ciascun acquirente poteva riceverne un massimo di tre pezzi.
La tiratura fu di 200.000 esemplari e la validità limitata alle sole missive trasportate durante i due voli dell'esperimento.
Il volo
Per compiere il volo fu scelto il Pomilio PC1, un monomotore ad elica pilotato da Mario de Bernardi, all'epoca collaudatore della Pomilio, ditta costruttrice dell'aereo.
La data iniziale prevista per il volo era il 19 maggio 1917, poi rimandata per maltempo al 20. In questa data fu accettata la corrispondenza che reca quindi l'annullo 20-5-17 oltre all'annullo speciale di posta aerea "DA TORINO A ROMA". Il volo, tuttavia, fu nuovamente rimandato per maltempo e potè essere effettuato soltanto il 22, anche se in condizioni atmosferiche non ottimali.
All'andata furono trasportati 68 kg di corrispondenza e circa 150 kg di giornali. Il volo da Torino a Roma avvenne senza incidenti in 4 ore e 3 minuti, con partenza alle 11:20; una volta atterrato al campo di Centocelle, la corrispondenza, fu inviata all'ufficio centrale di Roma per essere smistata. Gli annulli di arrivo sulla corrispondenza portano la data del 22 maggio, ore 17.
Durante l'atterraggio il carrello del velivolo fu danneggiato, quindi non potè decollare lo stesso giorno come era previsto inizialmente. Il 23 maggio venne accettata la corrispondenza per un nuovo tentativo, che però non riuscì. Gli annulli del 23 maggio sono piuttosto rari.
La partenza del volo di ritorno avvenne il 27 maggio, anche in questo caso in condizioni atmosferiche non ottimali; furono trasportati 61 kg di corrispondenza. A causa di fitte nubi sull'appennino ligure, il pilota fu costretto ad un atterraggio di fortuna sulla spiaggia nei pressi di Lavagna. Il giorno dopo, 28 maggio, il velivolo arrivò finalmente a Torino e la corrispondenza portata all'ufficio centrale. Da qui, però, lo smistamento fu piuttosto lento, visto che gli annulli di arrivo portano tutti la data del 2 giugno.
Racconto del pilota
Mario De Bernardi, oltre a partecipare a questo esperimento, è accreditato di essere il primo italiano ad aver abbattuto un aereo nemico durante la prima guerra mondiale. È stato inoltre il primo uomo al mondo ad aver superato la velocità di 500 km/h, nel 1928.
Dal punto di vista della storia postale, Mario De Bernardi è noto anche per essere stato il pilota del primo trasporto di posta con aereo a reazione, nel 1941.
Di seguito, il ricordo dell'esperimento del 1917 da parte dello stesso pilota.
"Il 22 maggio, dopo 5 giorni di pioggia, sembrava che il tempo, pur non tornando ad essere bello, desse un po' di tregua all'acqua. La mattina alle 11.20 dopo rapidi preparativi dopo aver fatto caricare i sacchi della posta, che mi era affidata, dal Campo di Aviazione, montando un aeroplano Pomilio, spiccai il volo, attraversai Torino a bassa quota, ma quando mi innalzai a 1000 metri ero già in mezzo alle nubi.
Soffiava un forte vento contrario; ridiscesi ad 800 metri e puntai sull'Appennino. Presi di nuovo quota portandomi a 1300 metri. Lo strato delle nubi era fitto; non vedevo la terra e mi orizzontai colla bussola. Invece di sbucare su Genova, che doveva essere la mia linea retta ideale con Torino, mi trovai su Savona. Piegai a sinistra e volando sul mare avevo sotto di me la magnifica e possente visione di quella zona industriale, che con gli alti e fumanti comignoli delle numerose officine mi dava la sintetica impressione dell'immane lavoro che si compie per lo sforzo poderoso della nostra guerra.
Il Porto di Genova con il suo movimento febbrile, con le innumerevoli navi all'ancora che drizzavano gli alberi dando l'aspetto di grande foresta dai tronchi nudi senza rami, aveva qualche cosa di fantastico.
Continuai la rotta, filai su Portofino, passai sulla munitissima Spezia senza incontrare mai il sereno, battuto ogni tanto da scrosci di pioggia a da folate di vento. Tenendo il mare sempre a sinistra, passai su Livorno e finalmente ebbi un po' di sole, ma prima di Piombino la pioggia riprese insistente e mi accompagnò fino oltre Civitavecchia. Verso Roma il tempo era migliore: passai sulla città a non più di 500 m. di altezza mentre un vento fortissimo scuoteva l'apparecchio. Il vento aveva la velocità di 34 m. al secondo!
Mi abbassai sul Campo di Centocelle quando un colpo di vento più violento, mentre toccavo quasi terra, fece piegare il velivolo che con una ruota del carrello urtò un mucchio di detriti. Ebbi cosi delle leggere avarie che però mi permisero di poter ripartire la sera istessa.
Avevo compiuto il viaggio, con la diversione su Savona, con un allungamento del volo sul mare da Livorno in poi in ore 4.3'. I due quintali di posta partiti da Torino prima di mezzogiorno poterono essere distribuiti intanto a Roma per le ore 4 del pomeriggio.
Il 26 da Torino feci di nuovo il viaggio con un tempo che prometteva di non ostacolare la mia navigazione. Partii alle 11.25 e scesi al Campo di Aviazione di Pisa, ove portai il saluto dei colleghi di Torino agli aviatori di colà alle 13.05 impiegando 1.40' per coprire i 285 km. della Torino – Pisa. Il tratto Pisa – Roma fu compiuto esattamente in 1.35' cosi che complessivamente io feci i 550 km. in sole 3.15' con una media di km. 170 all'ora.
È questo, senza dubbio, un tempo da record per un viaggio sorpassante i 500 km.
Ripartii da Roma il giorno dopo,ma il tempo era davvero perfido: pur tuttavia senza incidenti, in mezzo alla pioggia raggiunsi Genova: ma nelle vicinanze dell'Appennino le nubi erano cosi dense che per quanto mi elevassi a 4000 metri non riuscii, a trovare il sereno, ma incontrai raffiche e mi trovai in mezzo ad una vera bufera. Due volte tentai la via di Torino in vari punti ma per due volte ogni sforzo ed ogni puntiglio furono vani.
Tornai indietro: lungo le prime riviere liguri non era facile l'atterramento. Volavo a non più di 200 metri da terra. Finalmente vidi una spiaggia che mi sembrò adatta, girai su di essa, mi abbassai e presi terra a Lavagna accolto come un ospite straordinario dalla popolazione.
Ripartire da uno strettissimo spazio non era la cosa più facile di questo mondo.
Sulla spiaggia erano tutti gli abitanti di Lavagna e tutti i bimbi di quelle scuole poiché il sindaco aveva dato vacanza per far assistere alla mia partenza. Misi in movimento il motore, dovetti decollare subito e quasi sfiorai il mare. Girai un po' sul paese, presi quota e ritornai a Torino."
Dati tecnici del francobollo
Valore facciale : 25 c. Colore : Rosso, sovrastampa in nero Dentellatura : 14 a pettine Filigrana : corona Stampa : tipografica Stamperia : officina carte valori di Torino Fogli da 50 esemplari Dimensioni : 40 mm x 24 mm Disegno di : Alberto Repettati Tiratura : 200.000 esemplari