Utilizzo pratico della fluorescenza

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Fluorescenza
Analisi in ultravioletto
Fluorescenza
Utilizzo pratico della fluorescenza
Ricerca della fluorescenza
Nei francobolli italiani - 2 - 3
A = Luce ultravioletta B = Sensore ottico C = Timbro
Primo passaggio: la busta entra nel sistema automatico irradiato di luce ultravioletta (A), il francobollo fluorescente si tinge di giallo brillante
Secondo passaggio: il sensore ottico (B) capta l'emissione fluorescente e registra la presenza del francobollo
Terzo passaggio: il sensore ottico (B) comunica presenza e posizione al timbro (C), che annulla il francobollo

I francobolli italiani sono completamente privi di fluorescenza (a meno di fenomeni accidentali) fino al 1944, quando compare per la prima volta nell'inchiostro rosso di alcuni esemplari; ma è nel 1968 che l'uso dei luminofori entra regolarmente in tutte - o quasi - le emissioni. I motivi per i quali le poste hanno deciso di applicare la fluorescenza in tutti i francobolli sono principalmente due: permettere la bollatura automatica della corrispondenza e rendere difficile la contraffazione delle carte valori.

Automazione postale

L'emissione, o meglio la ristampa, del 1968 della serie siracusana, stampata su carta fluorescente, è ben nota ai collezionisti ed è facilmente riconoscibile anche senza lampada di Wood, poiché ha le dimensioni della vignetta sensibilmente ridotte, circa un millimetro per lato. Queste due differenze, la fluorescenza e la riduzione della vignetta stampata, sono una chiara testimonianza dell'innovazione rappresentata dall'affrancatura automatica della corrispondenza, novità che necessitava di qualche "aiuto" per funzionare.

Un sistema automatico deve essere in grado di riconoscere la corrispondenza affrancata e applicare il timbro in modo che annulli il francobollo o i francobolli applicati, operazione di certo non facile se al sistema non viene fornito un elemento di distinzione inequivocabile del francobollo. Tale elemento è la fluorescenza: la busta entra in un'area irradiata con l'ultravioletto, il francobollo emette una radiazione fluorescente che viene catturata da un sensore ottico, il quale pilota il timbro che cade esattamente sull'area di emissione. Se una busta non emette radiazioni fluorescenti, viene temporaneamente scartata per poi essere controllata, ed eventualmente affrancata, manualmente.

Poiché tutto il sistema si regge sull'efficienza del sensore ottico, diventa di importanza vitale che l'area fluorescente, visibile al sensore, sia il più grande possibile; considerato che gli inchiostri di stampa coprono la fluorescenza della carta, ecco che nel ristampare la siracusana nel '68 si provvide a ridurre l'area stampata. Probabilmente è anche per lo stesso motivo se il piccolo formato tipico della siracusana e di molte emissioni precedenti venne poi definitivamente abbandonato.

Le emissioni successive, in particolare quelle ordinarie, vedono cambiare il metodo con cui viene inserita la fluorescenza (vedi le pagine più avanti: storia della fluorescenza) fino a trovare varianti anche radicali all'interno di uno stesso esemplare; tutti questi cambiamenti testimoniano le prove e gli esperimenti atti a trovare la migliore risposta possibile del lettore ottico.

Restando nell'ambito dell'automatismo postale, va segnalato che si applica il meccanismo della fluorescenza, ma anche della fosforescenza, per poter smistare velocemente la corrispondenza. Si tratta di un metodo, adottato da molti paesi, di stampare piccole linee e indicazioni sulle parti bianche della busta (o altri oggetti postali) in inchiostri visibili o "quasi invisibili", praticamente dei codici a barre, che permettono di indirizzare correttamente la corrispondenza in modo automatico.

Fluoro posta1.jpg Fluoro posta2.jpg

Barre in inchiostro fluorescente (a sinistra) e fosforescente (a destra).

Contro la contraffazione

Falsificare un francobollo oggi non presenterebbe grossi ostacoli: gli attuali metodi di stampa, a disposizione di chiunque, permettono una definizione pari e perfino superiore a quella utilizzata per creare i francobolli; la fedeltà cromatica è altrettanto convincente grazie ai moderni sistemi fotografici e ci si può rivolgere a stamperie artistiche per ottenere la stampa calcografica; anche la filigrana può essere riprodotta o comunque imitata in modo credibile.

Per rendere più difficile la riproduzione delle carte valori, si usala fluorescenza, che viene ottenuta solo mediante l'uso dei luminofori e dei fosfori, difficili da reperire.

Per le banconote questo sistema è abbinato a numerosi altri - gli euro sono un concentrato di elementi di sicurezza: oltre alla fluorescenza di diversi colori, è stata usata la filigrana, la stampa calcografica, i fili di seta, le placchette olografiche, la linguetta inserita all'interno della carta, gli inchiostri interferenziali...

Banconote

Le banconote in euro hanno sezioni fluorescenti di diverso colore.

In questa banconota da 50 euro, oltre ad alcune sezioni del disegno con risposta gialla (notare la bandiera dell'Europa unita), ci sono, sul fronte, elementi con risposta rossa (le stelle della parte in basso, i puntini luminosi in alto a destra, la seconda "finestra").

I filamenti fluorescenti di diverso colore posizionati casualmente sono fili di seta presenti nell'impasto della carta.

Fluoro euro1.jpg
Fluoro euro2.jpg


Sul retro della stessa banconota, invece, larghe porzioni del disegno hanno una netta risposta fluorescente gialla. Anche qui, i fili di seta della carta hanno una risposta di diversi colori.

Fluoro euro3.jpg
Fluoro euro4.jpg


In questa banconota della Bolivia è invece stata stampata l'indicazione "10000 pesos bolivianos" solo con inchiostro fluorescente; come risultato, l'indicazione è invisibile alla luce convenzionale.

Fluoro bolivia1.jpg
Fluoro bolivia2.jpg


Documenti

Fluoro identita.jpg Inchiostro fluorescente sulla carta d'identità